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Corea de Sud combatte la denatalità

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Anteo

Fondatore di "Il mio viaggio a Seoul"

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Nella Corea del Sud, la denatalità è divenuta una problematica centrale. Il trend predominante nel paese è quello di avere sempre meno figli, con un tasso che nel 2021 è sceso a meno di un figlio per donna. Questa dinamica sottolinea le difficoltà che il paese sta attraversando in termini di ricambio generazionale. Per rispondere a tale sfida, il governo di Seul ha proposto un’estensione del congedo parentale: ora i genitori potrebbero richiedere fino a 18 mesi, rispetto ai 12 mesi attuali, in un tentativo deciso di ribaltare questa tendenza.

Sebbene siano stati investiti oltre 200 miliardi di dollari negli ultimi 15 anni, la situazione non ha subito grandi cambiamenti. Come evidenziato da Vanity Fair, la normativa attuale consente alle coppie di optare per il congedo parentale fino all’ottavo anno del bambino. Nei primi tre mesi, i genitori possono percepire l’80% del loro stipendio mensile, che si riduce al 50% nei nove mesi successivi.

L’Italia, ispirandosi in parte a quanto visto in Corea, sta anch’essa affrontando la sfida della denatalità. Nella Legge di Bilancio 2023, è stato introdotto un cambiamento: un mese di congedo post-maternità sarà retribuito all’80%. Tuttavia, questa modifica si applica solo a chi matura il diritto dal 1° gennaio 2023, e non si tratta di un mese aggiuntivo. Mentre l’Italia inizia a prendere misure concrete, la Corea del Sud procede con decisione sullo stesso percorso.

In conclusione, in Italia, al pari della Corea, un mese di congedo parentale, se preso entro il sesto anno di vita del bambino, verrà retribuito all’80% dello stipendio. Questa disposizione è valida sia per il settore pubblico che privato, e il congedo può essere utilizzato sia dal padre che dalla madre.

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